Essere o Non Essere
Uno spettacolo per bambini e bambine, ragazzi e ragazze per raccontare quali siano i fattori, culturali e sociali, che guidano l’educazione in relazione al sesso di nascita.
Quattro piccole, semplici storie che diventano esempi potenti dell’ impossibilità di essere se stessi in un mondo che traccia una linea netta di demarcazione tra maschile e femminile.
Quattro piccole, semplici storie di bambini e bambine che ci fanno riflettere, commuovere e arrabbiare perchè nascondono umiliazione e incomunicabilità.
Lo spettacolo si compone per quadri, per immagini.
Quattro enormi pance che aspettano un bambino gioiscono, litigano, si emozionano e ci fanno rifettere e sorridere su quanto una gravidanza sia colorata fin dall’inizio di aspettative.
La storia di una bambina con la passione delle moto e la storia di un bambino che amava truccarsi diventeranno emblema delle infinite possibilità che ognuno contiene.
Le due attrici e i due attori presenti in scena con i loro corpi danno vita a immagini, azioni e parole che si inseguono e si rincorrono.
I corpi degli attori divengono campo di gioco.
Gli attori si colorano, si vestono, si travestono, si scambiano di posto.
Danno vita a una divertente e potente sfilata di matrimoni.
Tornano se stessi indossando ali luccicanti.
Da una parte fotografiamo come ancora oggi il maschile e il femminile vengano separati in modo dicotomico.
Rosa e azzurro. Pallone e tutù. Libri da maschi e libri da femmine.
Dall’altra proviamo a mostrare come ascoltando l’indole, il carattere, la sensibilità e l’unicità di ognuno le linee di demarcazione saltino.
Come nessuno si esaurisca nel genere a cui appartiene, come le nostre caratteristiche una volta inserite in uno bicchiere e shakerate non diano come risultato il cromosoma X o il cromosoma Y, ma una serie infinita di sfumature, di peculiarità e di contraddizioni difficilmente identificabili e incasellabili in modo dicotomico.
Cosa intendiamo quando parliamo di regole e aspettative di genere legate al maschile e al femminile?
Quali sono i comportamenti appropriati, accettati e condivisi per un bambino e per una bambina?
Per un uomo e una donna?
Quali le parole che utilizziamo per appellarli e per rivorgerci loro?
Quanto, ancora oggi, gli stereotipi connessi all’appartenenza di genere sono radicati?
Quanto chi non si conforma a queste aspettative corre il rischio di essere escluso e marginalizzato dal sistema culturale condiviso dai più?
Quanto le aspettative finiscono per assurggere a presunti valori da non disattendere?
Quanto chi non condivide questi pretesi valori diventa oggetto di stigmatizzazione e discriminazione?
Un contesto culturale di questo tipo finisce per essere terreno fertile in cui si inscrivono il fenomeno dell’omo-transfobia e della violenza di genere?
CREDITI
di Valeria Raimondi e Enrico Castellani
cura Valeria Raimondi
parole Enrico Castellani
con Carlo Durante, Anđelka Vulić, Barbara Petti, Enrico Stefanelli
una produzione Teatro Koreja
in collaborazione con Babilonia Teatri